Il cibo.
Le donne nel retroterra
del fronte dell’Isonzo
Così tutto andava peggiorando – le persone continuavano a deperire. Io ho perso dieci chili da 87 a 77 kg e così altri. Chi pesava 55 kg era arrivato a 30 kg o addirittura meno. Oh tu guerra inutile! Chi ti ha voluta? Quanto spargimento di sangue, quanta fame e morte soprattutto lungo la costa adriatica, in Istria e nel litorale triestino.
Dalla lettera di Marija Košuta, Zagabria, 17. 5. 1918
La Grande guerra ebbe l’effetto di interrompere in Europa il ritmo delle giornate e di trasformare il regime alimentare della popolazione. Già poco dopo l’inizio degli scontri, soprattutto nei territori della monarchia asburgica, incominciavano a scarseggiare i viveri. Così come in altri paesi entrati in guerra, la maggior parte delle scorte era destinata all’esercito. L’abbondanza che aveva regnato sui tavoli da pranzo prima della guerra, condizione tipica in cui si trovava il ceto medio e gli strati alti della società, era diventata oramai un vago ricordo. La varietà e la frequenza dei pasti erano state sostituite da quel poco che era disponibile e quindi accessibile. Le autorità austriache, che avevano introdotto il controllo dei prezzi e le tessere annonarie, non erano riuscite a contenere il carovita, e quindi evitare che si verificassero disordini come anche altre violazioni della legge. In primo luogo la fame si era fatta sentire tra gli abitanti dei territori adiacenti alla linea del fronte, in seguito i suoi effetti avevano invaso anche le parti interne del paese. Nelle città più grandi prendeva sempre più piede l’abitudine di barattare l’argenteria di casa, i mobili in stile Biedermeier e le pellicce con sacchi di patate o di farina. Le operaie e le borghesi, ridotte in miseria e denutrite, cercavano di procurarsi lo stretto necessario per la sopravvivenza delle loro famiglie e soprattutto dei figli. L’alto tasso di mortalità tra i rifugiati - e non solo di quelli raccolti nei campi profughi, ma anche tra coloro che avevano trovato accoglienza nelle fattorie della Stiria slovena e della Carniola – indica quanto fossero diffuse le condizioni di indigenza alla quale non si poterono sottrarre nemmeno le campagne. Le requisizioni sistematiche attuate per scopi militari dei prodotti agricoli e del bestiame ridussero drasticamente la disponibilità di beni di prima necessità anche nelle campagne. L’allegria che i soldati dimostravano appena si trovavano di fronte ad un’abbandante distribuzione di provviste era spesso indotta solo allo scopo di soddisfare le esigenze della propaganda. Nella cruda realtà della guerra la morte per inedia colpiva soprattutto chi viveva nelle retrovie, negli ultimi anni del conflitto però la fame si era anche diffusa tra i soldati.
Gli sfollati
Con l'inasprimento della crisi economica nella monarchia gli sfollati diventarono uno dei gruppi sociali più esposti alle avversità della guerra. Nel 1916, e in seguito alle cinque offensive della Sesta battaglia volta a rompere il fronte dell’Isonzo, sei mila abitanti di Gorizia e dintorni erano stati costretti ad abbandonare le loro case. Dopo l’occupazione della città da parte dell’esercito italiano all’incirca cinquecento di questi sfollati sarebbero stati trasferiti all’interno della Penisola, mentre sul versante austriaco la nuova ondata di profughi avrebbe contribuito a peggiorare ulteriormente la situazione già critica sotto il profilo all’approvvigionamento alimentare. Una parte di questi rifugiati era stata ospitata nei campi profughi austriaci, altri si erano invece dispersi all’interno dei territori sloveni. Nei campi profughi l’accesso al reddito e al vitto era limitato e le condizioni di vita erano insostenibili. Coloro che erano rimasti nelle retrovie si dovevano invece confrontare con un ambiente avverso. Nel 1916 in Carniola era stato creato l’Istituto per la promozione dell’artigianato che, in collaborazione con l’Agenzia per i profughi goriziani, doveva fornire aiuto nella ricerca del lavoro agli sfollati sia donne che uomini.
Piccola criminalità
Con la continuazione della guerra aumentava la tendenza alla ribellione da parte delle donne. In molti casi il nemico non veniva individuato nelle persone appartenenti alle altre nazionalità, ma semplicemente negli organi del governo nazionale. Al fine di garantirsi la sopravivenza alcune donne con astuzia riuscivano ad ottenere in modo illecito il sussidio statale. Inoltre erano in grado a eludere i blocchi militari agli spostamenti esibendo documenti di viaggio e personali falsi. Con le tessere annonarie falsificate riuscivano ad ottenere, sempre in modo illegale, i beni alimentari necessari a sfamare i propri figli. L’accesso più rapido ai beni di prima necessità avveniva tramite il furto occasionale perpetuato sia da donne singole che associate in gruppi illegali. Le contadine opponevano resistenza alle requisizioni statali nascondendo il raccolto, mentre le rivenditrici cercavano di alzare i prezzi dei loro prodotti che erano comunque scarsi. I disordini, nati a causa dei tempi di attesa troppo lunghi davanti ai panifici e ad altri negozi, si tramutavano spesso, soprattutto nella grandi città (vedi ad esempio Trieste), in manifestazioni più estese di masse dominate dallo scontento e dalla rabbia.
La cucina delle donne istruite
Nelle case delle donne istruite, soprattutto quando queste appartenevano ai ceti medio-alti, si mangiava cinque volte al giorno. Alla prima colazione seguiva la merenda, poi il pranzo come il pasto principale di metà giornata, poi la merenda ed infine la cena. Nella case più benestanti si assumevano le cuoche che procuravano i generi alimentari nei mercati cittadini o direttamente dai contadini per poi conservarli al fresco nelle cantine e nelle dispense. Negli spazi adibiti alla preparazione del cibo era normale trovare la cucina economica completa di forno, che poteva essere di ferro o in muratura, il tavolo, la credenza e gli scafali. Attenzione particolare veniva dedicata alla preparazione della tavola nonché al servire in tavola nelle sale sia da pranzo che da tè. Prima dello scoppio della guerra il cibo consumato dalle donne istruite era molto più vario rispetto a quello a cui erano abituate le contadine o le operaie. Il pasto principale era generalmente costituito dalla zuppa e da un piatto di carne con contorno e insalata. Un ruolo rilevante era attribuito ai dolci. La carenza di generi alimentari dovuta alla guerra aveva impoverito la dieta delle donne istruite che era sempre più condizionata da un necessario orientamento al risparmio.
Pismo Henrika Tume ženi Mariji v Trst. Dunaj, 14. 1. 1918.
Vir: Henrik Tuma, Pisma. Osebnosti in dogodki (1893–1935), 1994.
Po poti navdajala me je skrb za te in družino. Ako izmanjka v Terstu kruha ni izključno, da ljudstvo podivja in da prične pleniti po mestu. Govori še s Predenconko, da naj hišne dveri takoj zaklene, ko nemiri prično. Moko, mast in živila poskrij takoj, ali na pomol (stukin) ali pod moj zofa, ali kamor se ti bolje zdi. Lačno ljudstvo pojde gotovo na boljše hiše in za živežem …
Recept za peko vojne torte, ki se jo pripravi brez bele moke in maščobe in le iz enega jajca.
Vir: Marija Remec, Varčna kuharica. Zbirka navodil za pripravo okusnih in tečnih jedil s skromnimi sredstvi, 1915.
Deni v skledo sedem žlic črne kave, sedem žlic mleka, 28 dkg ržene moke, 15 dkg sladkorja, žličico kakava, eno celo jajce, drobno zrezane limonine lupine, cimeta in druge dišave in cel pecilni prašek (1dkg). Vse dobro stepaj in stresi v tortni model, peci v precej vroči pečici. Pečeno namazi z mezgo in potresi s sladkorjem.
L'approvvigionamento dei civili nelle città
La penuria di beni alimentari era sentita negli anni di guerra soprattutto nel settore austriaco del territorio austro ungarico. Le devastazioni belliche in Galizia e nelle regioni cerealicole centrali, nonché il trasferimento al fronte della forza lavoro maschile, avevano diminuito in modo drammatico la produzione nell’agricoltura. Nel 1915, nemmeno ad un anno di distanza dall’inizio della guerra, incominciarono a manifestarsi i primi segnali della carenza di cibo. Nonostante fossero state approvate nuove leggi in materia, l’amministrazione non era riuscita a migliorare il sistema dei rifornimenti. La produzione di beni alimentari non riusciva a soddisfare né i bisogni dell’esercito, né la domanda della popolazione civile.
Nelle città si concentrava la penuria maggiore il che incoraggiava sia i traffici della borsa nera che il contrabbando. Soprattutto la popolazione più povera delle città aveva incominciato a viaggiare verso le campagne vicine, ma anche più lontane (ad esempio in Ungheria). Dai contadini si acquistavano in primo luogo la farina, le patate
e lo strutto.
Fran Milčinski (1867–1932), slovenski pravnik, pisatelj in dramatik je v svojem dnevniku živo popisal medvojno stisko ljubljanskega prebivalstva.
Vir: Fran Milčinski, Dnevnik 1867–1932, 2000.
2. septembra, sobota
Zjutraj šel čez trg. Pri stojnici s cenenim mesom okoli 120 ljudi (Dedo pravi, da se nastavljajo že opolnoči.) – Črno ljudi tudi pri prodajalki kruha.
Danes ukazi v listih, da se brezmesni dnevi pomnože na tri in se uvedejo karte za mast.
7. oktobra, sobota
Angela prišla iz Lukovice in privlekla s sabo 59 jajc, 2 kg mesa, 6 kg masla, 1/4 kg surovega masla. Nekaj tega blaga je dobila v Trnavi in sta z B. čakala, da je kura znesla jajce: »Malo počakajte, že vstaja … že stoji!« hvaležen prizor za risarja: Zbrano ljudstvo pred kurjim gnezdom z jajčnimi kartami.
La situazione nelle campagne
Dopo lo scoppio della guerra le condizioni di privazione e il carovita erano sentiti soprattutto dalla popolazione urbana. Nelle campagne era quindi più facile trovare i generi alimentari, pertanto gli abitanti delle città maggiori si recavano spesso nelle campagne per rifornirsi dei beni di prima necessità. Le autorità austriache erano del tutto consapevoli dell’importanza dell’auto approvvigionamento dei prodotti agricoli in tempi di guerra. Infatti cercavano di appassionare gli scolari e scolare per il lavoro nei campi. A questo fine venivano pure ingaggiati i prigionieri di guerra e tra gli sfollati sia gli uomini che le donne. Nel periodo di maggiore attività nei campi potevano addirittura consentire ai militari impegnati al fronte di tornare a casa in licenza. Infine si cercava di incoraggiare le donne a rilevare le fattorie e a dedicarsi al lavoro nei campi.
Il vitto nell’esercito
Cibarsi è il bisogno essenziale dell’uomo. Sul campo di battaglia soddisfare questo bisogno è di importanza vitale, giacché i soldati affamati non ce la fanno a combattere. Di questa esigenza erano pienamente consapevoli i comandi degli stati in guerra che, ancora prima dell’inizio degli scontri, ad esempio durante le manovre militari, avevano provveduto a pianificare e sperimentare i sistemi di rifornimento delle truppe. Tuttavia durante la guerra questi sistemi non si dimostrarono sempre efficienti. Le cucine mobili, che erano state assegnate alle forze combattenti austro-ungariche, trovarono non poche difficoltà nel seguire le unità che stavano invece avanzando. Lungo le linee fortificate del fronte di guerra i rifornimenti erano ostacolati dall’artiglieria nemica che concentrava i propri colpi proprio sulle linee di comunicazione che collegavano la prima linea del fronte con le retrovie dalle quali venivano trasportati a piedi o a dorso di animali il cibo e le bevande. Nonostante l’attenzione posta affinché i rifornimenti arrivassero regolarmente al fronte, una parte delle truppe soffriva la fame e la sete. Soprattutto dal 2016 in poi i rifornimenti dell’esercito austro-ungarico inviati dalle retrovie andavano drasticamente peggiorando.
Vir: Januš Golec, Vojni spomini, Slovenski gospodar, 28. 2. 1918.
Ženska je pač — ženska. Zagleda se v enega, temu bi postregla z vsem mogočem — drugemu pa ponudi samo najpotrebnejše in še to z neusmiljeno osornostjo. Mene ni marala nobena, a zato sem pa bil tudi revež na zabavi in želodcu.
Zapis vojaka Jakoba Prešerna v času velikonočnih praznikov leta 1916.
Vir: Jakob Prešeren, Vojak 1915‒1918, 2014.
Preživljamo praznike, zraven pa stradamo. Včeraj ni bilo ne kruha, ne kosila, pač pa so nam dovolili, da za kosilo lahko pojemo vsak po eno rezervno porcijo prepečenca in eno celo konzervo. /…/ Vendar pa je vojaštvo civilistom izpraznilo vse zaloge, tako da se niti za denar ničesar več ne dobi. Želodec nam poje kot gramofon s pokvarjeno ploščo.